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Come ridurre l’impatto ambientale?

Come ridurre l'impatto ambientale?

Come ridurre l’impatto ambientale? Quale è il tuo impatto sull’ambiente? Quanti rifiuti produci? E quanto CO2?

Quanti rifiuti produciamo?

Da una ricerca condotta dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca dell’Ambiente) nel 2019 in un anno un italiano produce circa 500 kg di rifiuti.

Cioè una persona produce ogni giorno quasi 1,4 kg di rifiuti.

La stessa cifra prodotta nel 2016 secondo un’altra ricerca dell’Ecologica cup dell’università di Salento.

Il peso dei rifiuti prodotti annualmente varia da regione a regione, il primato spetta all’Emilia Romagna con 663 kg a persona in un anno.

In generale il nord Italia produce più immondizia rispetto al sud.

Infatti nel nord sono stati prodotti 14,4 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, mentre al centro 6,6 e al sud 9,1.

Come ridurre l’impatto ambientale? La carbon footprint

Un altro aspetto fondamentale è la carbon footprint che misura le emissioni totali di gas serra prodotte da un’organizzazione, un evento, un prodotto o un individuo.

L’unità di misura sono le tonnellate di CO2.

E’ un indicatore importante perché ad esempio le aziende possono misurare le loro emissioni e compensarle piantando alberi o decidere come ridurre l’impatto ambientale.

Inoltre fornisce una misura dell’inquinamento prodotto e quindi un modo per cercare di ridurlo.

Vediamo alcuni esempi pubblicati su un articolo su today.it.

Il primo riguarda ahimè la nostra dieta. Infatti una dieta vegetariana o comunque limitata fortemente nel consumo della carne è un valido modo per ridurre i gas serra.

Pensate che la produzione di un kilogrammo di carne bovina ne produce 60 di gas nocivi, 23 kg l’agnello, 17 il caffè. Invece mele, noci, tuberi, agrumi e banane ha una bassissima produzione.

Per quanto riguarda i cibi a gravare è soprattutto lo sfruttamento del suolo e le fasi dell’allevamento, in misura molto inferiore il trasporto.

Tutto questo è riportato su un rapporto onu.  Anche il mondo dell’abbigliamento ha la sua importante fetta di responsabilità nell’emissioni di gas serra. Si stima che produca il 10% di emissioni mondiali.

In particolare i jeans sono i più nocivi con circa 30kg ci co2 a pantalone. Invece otto email inviate hanno circa lo stesso carbon footprint di un auto che percorre un kilometro.

Una curiosità: i preservativi.

Questi hanno sicuramente un aspetto negativo, ossia che la maggior parte sono di gomma e la sua produzione incide sulla deforestazione.

Però la sua prevenzione dall’HIV garantisce un notevole risparmio di co2. Infatti ci sono dati che dimostrano come un euro speso in Montenegro nella cura di questo virus equivalga a 1 kg di co2 emesso.

Nonché una natalità mondiale più controllata avrebbe sicuramente un impatto positivo sull’inquinamento.

Quindi si stima che per ridurre di circa 1,5 gradi la temperatura globale in dieci anni bisognerebbe:

  • Vivere senza automobile
  • Utilizzare veicoli elettrici
  • Volare il meno possibile e su lunghe distanze
  • Utilizzare le energie rinnovabili
  • Optare per i trasporti pubblici
  • Ristrutturare in chiave green la propria casa
  • Scegliere una dieta alimentare vegana
  • Ridurre l’uso delle pompe di calore
  • Utilizzare sistemi di cottura che abbiano un basso impatto ambientale
  • Basare il riscaldamento sulle energie rinnovabili.

Per questo mi piace proporre in negozio quei marchi che hanno a cuore la sostenibilità e una visione green del futuro.

Aziende che seriamente cercano soluzioni concrete per il packaging o per l’impatto che il prodotto stesso ha non solo sul nostro corpo ma anche sull’ambiente.

Produttori che utilizzano materie prime di origine biologiche e quindi coltivate nel rispetto dell’ecosistema in cui crescono.

Mi torna in mente un articolo fatto un po’ di tempo fa sul marchio Tea Natura in cui il titolare aveva deciso di utilizzare persino il nastro adesivo di carta per imballare gli scatoloni.

E il suo impegno per cercare di convincere anche i suoi fornitori e corrieri ad utilizzarlo. 

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